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lunedì 11 gennaio 2016

Riccardi: Medio Oriente senza cristiani sotto i colpi dell'islamismo

Presepe che fino alla fine di gennaio sarà esposto nella chiesa abbaziale del S.S. Salvatore a Bologna.  Si è inteso onorare, pregare, riflettere sulla persecuzione dei cristiani, in Siria-Iraq-Egitto e tutto medio-oriente senza dimenticare il Pakistan e l'Africa che stanno pagando un tributo all'indifferenza delle potenze occidentali ormai paragonabile se non superiore alla shoah ebraica. Questo presepe non ha la mangiatoia, ma Gesù bambino è sulla croce, al centro, al posto della paglia ci sono le spine, la Madonna offre una corona di spine. Ogni statua regge le foto di alcuni che non hanno temuto nè sono scappati, ma sono tutti morti a causa della loro identità cristiana, spesso dopo gesti di autentico eroismo umano.  Particolarmente presente la "passione" del popolo siriano. (M.S)

Un'analisi di Andrea Riccardi 

sul Corriere della Sera  21 dicembre 2015 


A Bagdad,  il patriarca Sako ha aperto la Porta Santa nella cattedrale caldea, parlando di cristiani «tribolati, ma non schiacciati». Ha ricordato un dramma nella tragedia mediorientale: quello dei cristiani. Soffrono come il resto della popolazione. Ma sono colpiti in modo particolare: da quelli uccisi negli attentati a Bagdad fino ai cristiani assiri utilizzati come scudi umani nella capitale del Califfato, Rakka.

Il Medio Oriente, tra breve, sarà senza cristiani. Erano circa il 10% dei siriani e il 3,5% degli iracheni. Nel 1948, gli ebrei furono scacciati dagli Stati arabi, mentre i cristiani restarono fedeli al nazionalismo arabo. Nella loro storia bimillenaria, questi hanno resistito a invasioni e violenze per convertirli: dagli arabi ai mongoli e agli ottomani. Nella notte tra i1 6 e i1 7 agosto 2014, di fronte a Daesh incalzante in Iraq, ben 120.000 cristiani sono fuggiti dalla piana di Ninive: nessuno si è convertito all'Islam per restare. Ora la guerra, l'islamismo e il vuoto di prospettive spingono i cristiani a andare in Occidente. I vescovi, a lungo critici sull'abbandono delle terre storiche, sono oggi possibilisti verso l`emigrazione. Il loro grido d'allarme per un intervento dell`Occidente (non molto realizzabile) non ha dato risultati. Qualche patriarca si è spinto a chiedere l`intervento armato.
Per decenni, le minoranze cristiane hanno vissuto sotto la protezione dei regimi baathisti, siriano e iracheno, che garantivano un po' di laicità e un freno all'islamismo. Del resto il Baath fu fondato nel 1947 da un cristiano (ortodosso), Michel Aflaq, morto nel 1989 (Saddam lo onorò, parlandone come di un convertito all'Islam, fatto poco certo). Quel mondo è stato travolto dalla guerra occidentale all'Iraq (osteggiata dai cristiani) e dalla crisi del regime di Assad (difeso dai patriarchi).

I cristiani hanno creduto alla causa araba, lavorando perché l'arabità non s'identificasse con l`Islam, preoccupati di uno Stato religioso. Alcuni hanno avuto posti di rilievo, come il ministro degli Esteri di Saddam, Tareq Aziz. Giulio Andreotti, ben noto nel mondo arabo, aveva tra i suoi interlocutori alcuni cristiani come il patriarca melkita, Maximos Hakim. Le élite cristiane hanno tanto lavorato per la convivenza, certo fragile. Tutto poi è crollato. I leader ecclesiastici non hanno elaborato un disegno alternativo. Hanno rifiutato dal 2006 l'idea di una zona protetta per i cristiani nella piana di Ninive, sostenuta dagli americani, considerandola un ghetto. La vita però era impossibile a Bagdad. 
Oggi le aree di rifugio sono Kurdistan, Giordania e Libano. Quest'ultimo resiste, ma è a rischio: Daesh vuole portarvi lo scontro come si è visto con gli attentati contro gli sciiti. Il Libano, ultimo ridotto dei cristiani (almeno il 35% dei libanesi), non può accoglierne stabilmente altri. Il Kurdistan ha ricevuto i cristiani in fuga e ne ospita più di 100.000. Il governo locale si presenta aperto al pluralismo: ha fatto memoria persino dell`espulsione degli ebrei dal Paese. Ha costruito un edificio per il patriarca assiro, che abiterà qui. I curdi siriani, nelle zone da loro controllate, proteggono i residui cristiani. Ma i cristiani sono in genere perplessi verso i curdi, memori delle stragi di cent`anni fa e degli scontri successivi. 
I cristiani, senza prospettive, vogliono lasciare il Medio Oriente. Ambienti neoprotestanti li favoriscono con operazioni come «New Ninive», per portarli soprattutto negli Stati Uniti, che stanno diventando la nuova patria delle Chiese d`Oriente. Gli ambienti cattolici, che seguono la vicenda con tanti interventi di solidarietà, non hanno avuto la possibilità o la capacità di elaborare una visione del futuro né di suggerirla agli orientali. Il nuovo Oriente finirà per essere l`Occidente americano? Si sta spegnendo drammaticamente, sotto i colpi dell`islamismo, quel mondo cristiano orientale che ha avuto una funzione originale nell`incontro tra Islam e modernità e nell`orizzonte del cristianesimo. Si prepara uno sconvolgimento nell`ecologia umana del Mediterraneo: la fine di un`antichissima presenza. È ancora tempo di fare qualcosa?
Forse solo la pace in Siria potrebbe mutare questo destino.

di Andrea Riccardi

domenica 9 agosto 2015

Il nostro dovere di proteggere i cristiani  perseguitati

La solidarietà è il minimo che si possa fare. 

È una domanda da porre anche in Italia



Anche i Cristiani di SADAD fuggono di nuovo, memori del massacro di ottobre 2013.

Andrea Riccardi su Corriere della Sera
8 agosto 2015


Siamo abituati alle cattive notizie dalla Siria. Tanto abituati da essere distratti, avendo quasi rinunciato alla soluzione di una guerra terribile, lunga ormai come la Prima Guerra Mondiale. Pochi giorni fa è avvenuto un altro rapimento di civili in Siria: circa 230 nel villaggio di Al Qaryatain nella provincia di Homs. È la provincia che le truppe di Assad, appoggiate dagli hezbollah, tentano di controllare, per bloccare il passaggio tra Siria e frontiera libanese. In questo villaggio, gli uomini del «califfato» hanno prelevato circa 6o cristiani, accusati di intelligenza con il regime di Assad.
Al Qaryatain è una cittadina, trovatasi a contatto con i territori dal sedicente califfato, dopo la presa di Palmira. Qui risiedeva una cospicua comunità cristiana di tutte le confessioni, ma soprattutto appartenenti alla Chiesa siriaca (del gruppo unito a Roma). In Siria, nonostante le differenze di tradizione e confessione, da secoli i cristiani non solo vivono tra loro, ma anche assieme ai musulmani negli stessi quartieri o villaggi. 
Il «califfato» ha cominciato a imporre la Sharia con durezza ai cristiani, discriminandoli e imponendo loro di pagare una tassa speciale. Anche la condizione di dhimmi, che riduce i cristiani a cittadini di serie B, non dà nessuna sicurezza di vita. Quindi, con l`estendersi della guerra, i cristiani sono assediati nelle città come Aleppo e hanno cominciato a muoversi dai villaggi. Non è facile orientarsi nell`intrico della guerra, tra mutevoli organizzazioni, nello spostamento delle aree di controllo, in un quadro di estrema violenza. Chi poteva ha abbandonato la Siria. Oggi però il Libano (che ha chiuso le frontiere ai profughi) smantella vari campi, lasciando all`aperto i rifugiati, musulmani o cristiani. Chi fugge non sa più dove andare.
I cristiani sono considerati «nemici» dagli estremisti islamici. E` chiaro anche nel caso di Al Qaryatain. Gli uomini del «califfato» li hanno ricercati, casa per casa, seguendo una lista, come complici del regime alauita di Assad. Di fronte al caos della guerra, le autorità cristiane hanno guardato al regime come l`unica protezione possibile, criticando l`ostilità occidentale ad esso. Del resto, anche una personalità cristiana di altro sentire, come il gesuita Paolo Dall`Oglio, ostile al regime, è stata rapita dagli oppositori. Un altro sacerdote legato a Dall`Oglio, Jacques Murad, che risiedeva in un monastero vicino a Al Qaryatain (e lavorava per aiutare gli sfollati da Palmira), è stato rapito tre mesi fa. Da più di due anni non si hanno più notizie dei vescovi Mar Gregorios Ibrahim e Bulos Yazigi, che guidavano i cristiani siriaci e ortodossi ad Aleppo. Erano rispettati dal governo e avevano un`autorità morale nella regione. Sono scomparsi nel nulla. Altri religiosi, rimasti tra la gente, sono stati rapiti o uccisi.
Sembra ormai impossibile o molto difficile per i cristiani vivere in larga parte della Siria. La loro condizione (e quella del Paese) pone alla comunità internazionale il problema della pacificazione, come un obiettivo prioritario su cui concentrare l`attenzione, al di là della ritualità degli incontri internazionali e delle azioni dell`Onu.

Esiste una seconda questione che i Paesi europei devono affrontare nel caso che la guerra si protragga: il futuro dei cristiani. Dove possono andare? Non riescono a sopravvivere nelle regioni controllate dalle organizzazioni islamiste. Ieri papa Francesco, in un messaggio ai cristiani del Medio Oriente, ha avuto parole forti: «La comunità internazionale non assista muta e inerte di fronte a tale inaccettabile crimine». Non c`è un dovere verso di loro? E` vero: molti musulmani siriani e iracheni soffrono. Ma, per i cristiani, c`è una vera impossibilità a sopravvivere in terra islamista. La Francia ha accolto, lo scorso anno, alcuni cristiani iracheni. Il Belgio, recentemente, ha ricevuto 244 cristiani, trasferendoli da Aleppo. La solidarietà ai rifugiati cristiani è il minimo che si possa fare. E' una domanda anche all'Italia.


http://www.corriere.it/opinioni/15_agosto_08/siria-proteggere-cristiani-perseguitati-riccardi-c9ca95ec-3d8d-11e5-9df9-e4a39ac26db0.shtml?refresh_ce-cp

Il comunicato della chiesa syro-ortodossa di Antiochia e di tutto l'Oriente chiama al soccorso e alla preghiera per la liberazione dei 227 cristiani agli arresti domiciliari e che saranno utilizzati come scudi umani da Daesh in caso di risposta dell'esercito siriano...
Chiedono a tutte le chiese, ai responsabili nel mondo e tutte le coscienze di manifestare pacificamente il loro sostegno e di interagire per la liberazione di questi civili innocenti che vivevano pacificamente e in spirito fraterno con le altre comunità...