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lunedì 16 ottobre 2023

I cristiani siriani sono vicini alla gente che soffre in Terra Santa

 Agenzia Fides 

"Siamo vicini alla gente che soffre per la violenza e per la guerra in Terra Santa. Non possiamo che pregare per la pace. Ci uniamo spiritualmente e concretamente a tutti i fedeli che il 17 ottobre e nei giorni successivi vivranno giornate e momenti di preghiera e digiuno per la pace. Desideriamo la pace per la Terra Santa, come il bene più grande, come dono di Dio", dice all'Agenzia Fides mons. Mounir Saccal, Vicario generale dell’eparchia siro-cattolica di Aleppo e Direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie in Siria.

Il popolo siriano, provato da anni di guerra, racconta mons. Saccal, “comprende nel profondo le difficoltà, i disagi, le sofferenze della popolazione civile sconvolta e affranta in Palestina. Il popolo siriano vive ancora una situazione post bellica, in un fase di ripresa molto, molto lenta. A livello economico c'è ancora scarsità di carburante e i servizi sociali come le scuole funzionano a singhiozzo e con difficoltà. I passi avanti sono lenti e si procede con difficoltà, ma la speranza resta. Oggi è raro trovare una famiglia intera, le famiglie si sono frammentate per l'emigrazione, dopo dodici anni di guerra. E sono i giovani a risentirne di più. Questa situazione si riflette anche sulle nostre Chiese, sulle persone che partecipano alla vita della comunità e ha conseguenze sulle vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa. Gli ultimi quattro anni sono stati i più difficili”.
  "Oggi – aggiunge – vediamo con dolore il sorgere di una nuova guerra in Medio Oriente, e consideriamo con grande preoccupazione i rischi di un possibile allargamento regionale del conflitto. Viviamo in una terra martoriata. Ma ora, purtroppo, non possiamo fare nulla per la gente che soffre in Terra Santa. E' impossibile pensare di organizzare e portare aiuti umanitari. E’ possibile alimentare la comunione spirituale. Preghiamo per la pace e confidiamo in Dio onnipotente, che può cambiare e convertire i cuori”.

Conclude mons. Saccal: "Da battezzati in Siria, attendiamo e seguiamo le raccomandazioni dei nostri Patriarchi per dare una risposta di fede, speranza e carità, come comunità cristiane di tutte le confessioni, in questa terra dove è vissuto Cristo Gesù. Tutto questo accade nel mese missionario e mentre ci prepariamo alla Giornata Missionaria Mondiale del 22 ottobre. Diciamo allora, con Papa Francesco: viviamo questo tempo difficile di violenza e di guerra con i cuori ardenti, accesi dalla Parola di Gesù, e con i piedi in cammino, per annunciare il suo amore”.

http://www.fides.org/it/news/74291-ASIA_SIRIA_I_cristiani_siriani_sono_vicini_alla_gente_che_soffre_in_Terra_Santa

sabato 18 febbraio 2023

Aleppo, il Vescovo Joseph Tobji: il terremoto apre un nuovo tempo di prova, anche per la fede


  “Dopo lo shock e il terrore, adesso cominciamo a fare i conti con la portata delle rovine materiali e spirituali che il terremoto ha lasciato nelle nostre vite. Comincia un tempo duro, dove saremo chiamati a confessare e testimoniare anche in questa situazione che il Padre Nostro che è nei cieli ci vuole bene e vuole la nostra salvezza”. A dieci giorni dal terremoto che ha seminato morte e distruzione in un’ampia regione tra Siria e Turchia, Joseph Tobji, Vescovo maronita di Aleppo, racconta all’Agenzia Fides le tante oscurità e le poche luci che segnano il presente e il futuro del suo popolo. Davanti alla nuova tragedia che ha travolto anche gli aleppini, il Vescovo si fa carico delle tante domande che chiamano in causa anche la fede. E manifesta scetticismo davanti alle voci di annunciati “alleggerimenti” delle sanzioni economiche occidentali che da più di un decennio affaticano le vite di milioni di siriani. “Su questo argomento” dice “mi sembra stiano circolando parecchie bugie”.


Mentre continua la tragica conta delle vittime del terremoto, per chi adesso vive tra le rovine di Aleppo l’emergenza più grande da affrontare è quella abitativa. La popolazione si raccoglie presso le strutture di accoglienza, comprese le chiese meno danneggiate. Lì si è organizzato il servizio per la distribuzione di cibo, coperte, medicinali. “Ma non si può vivere così per troppo tempo, e ora si dice alla persone di provare a tornare alle loro dimore, se sono poco danneggiate”. Nelle vaste aree di Aleppo più compromesse dall’abusivismo edilizio, il terremoto ha raso al suolo interi edifici. Nei quartieri dove è concentrata la popolazione cristiana – riferisce il Vescovo Tobji - i danni maggiori hanno riguardato gli edifici vecchi, costruiti con pietre e senza cemento armato. 105 equipe di ingegneri e operai della sovrintendenza edilizia stanno monitorando i danni e la tenuta degli edifici in ogni quartiere, facendo allontanare le persone dai condomini a rischio crollo e compilando una prima stima dei diversi gradi di danneggiamento subiti dalle singole case. Nell’arco dei prossimi mesi, si prevede l’inizio dei lavori di restauro e di messa in sicurezza delle dimore che potranno essere di nuovo rese abitabili.
Anche le Chiese e le comunità ecclesiali presenti a Aleppo – riferisce il Vescovo Tobji - hanno costituito una commissione unica con 15 ingegneri incaricati di verificare lo status dei luoghi di culto e dei palazzi abitati da famiglie cristiane. “Occorre avviare i restauri il prima possibile, perché le persone non possono vivere fuori di casa”.
Il Vescovo Tobji riferisce che da tutto il mondo diocesi, congregazioni religiose, singole parrocchie e istituzioni ecclesiali hanno da subito manifestato affetto e vicinanza concreta alle popolazioni colpite dal sisma, cercando le vie per far arrivare in Siria e anche a Aleppo aiuti materiali. Altri soccorsi si vedono arrivare dai Paesi della regione (Iraq, Iran, Emirati Arabi).


Joseph Tobji prende atto del fatto che il terremoto apre un nuovo tempo di prova anche per tanti cristiani. “Per chi non ha il dono della fede” riconosce il Vescovo, senza rimproveri per nessuno “quello che è accaduto può anche aumentare il risentimento per il proprio destino. C’è chi continua a chiedersi: quale è il prossimo male che cadrà addosso alle nostre vite? Abbiamo avuto la guerra, l’embargo, la pandemia, ora il terremoto… Perché tutto questo capita a noi? Cosa abbiamo fatto di sbagliato?”. Invece altri trovano conforto nelle storie di tanti pericoli misteriosamente scampati, storie che corrono di bocca in bocca, a mutuo conforto. Come la vicenda della famiglia che durante le scosse più tremende non riusciva a uscire da casa e raggiungere la propria auto per fuggire, perché la chiave si era rotta nella serratura della porta. “La casa ha resistito al terremoto. Loro hanno rotto la porta, sono usciti, e hanno trovato la loro macchina schiacciata da un balcone crollato. Ora raccontano a tutti la loro storia, e ringraziano il Signore per quella porta che non si apriva, e che li ha salvati da morte certa”. 

"Di fronte alla nuova tragedia che avvolge il popolo – aggiunge il Vescovo – siamo chiamati a ripetere che il male non è assoluto, e Dio vuole il nostro bene. Stiamo chiamando ciascuna famiglia, ciascuna persona, anche per chiedere di cosa hanno bisogno. Le opere di carità che ci raggiungono, provenienti anche da amici lontani, sono un segno di luce e di speranza. In Quaresima, inizieremo dei cenacoli biblici nelle case e nei palazzi, invitando le famiglie a riunirsi per trovare conforto nella Parola di Dio, con l’aiuto di un sacerdote e un catechista”.

Su una cosa il Vescovo Joseph Tobiji manifesta senza remore la sua diffidenza: lui considera le voci sull’alleggerimento delle sanzioni alla Siria messe in circolo da attori geopolitici internazionali come una specie di messinscena da vendere ai media. “Da anni” racconta a Fides il Vescovo Tobji “ci ripetono che le sanzioni colpiscono solo certe persone e certi gruppi limitati, e invece noi vediamo che a soffrire è il popolo dei poveri. Ognuno può verificare di persona sulla sua pelle cosa significano e come funzionano le sanzioni contro la Siria. Se chiedo a chiunque di inviarmi sul conto della diocesi una donazione di 10 euro per sostenere le opere di carità, si vede subito che l’operazione è impossibile, perché la Siria semplicemente è tagliata fuori dai sistemi internazionali utilizzati online dagli istituti bancari e dalle società di money transfer. Se cerchi la Siria con le applicazioni digitali per effettuare queste semplici operazioni, ti accorgi che la Siria, su quelle applicazioni, semplicemente non esiste”.

Agenzia Fides  16/2/2023

domenica 27 novembre 2022

Cristiani della regione di Jazira e assiri (caldei e siriaci) si uniscono nella preghiera contro l'aggressione turca

 

 Un invito a pregare durante il tempo di Avvento, chiedendo a Gesù Salvatore che viene di portare anche la pace e la fine di sofferenze e pericoli per le popolazioni del nord-est siriano, area da tempo sottoposta a bombardamenti e incursioni militari messe in atto in quelle regioni dalle forze armate turche contro obiettivi curdi. 

E’ questa la richiesta di natura spirituale rivolta in primis alle proprie comunità sparse in Medio Oriente e nel resto del mondo dal Patriarcato armeno cattolico, mentre proseguono bombardamenti aerei, attacchi con droni e colpi d’artiglieria messe in atto su input del governo turco contro le città di Hassaké e Qamishli e contro villaggi nelle province siriane di Aleppo, Raqqa, Deir ez Zor e Hassakè. 

Gli attacchi militari – si legge tra l’altro nell’appello alla preghiera diffuso dall’ufficio di comunicazione del Patriarcato armeno cattolico – colpiscono le infrastrutture, e in questo modo provocano il blocco della fornitura di acqua e di elettricità, ai danni delle popolazioni locali. Uno scenario di dolore e sofferenze in cui – si legge nell’appello – occorre implorare nella preghiera che il Signore aiuti il ritorno della pace per quelle terre e quelle popolazioni martoriate da interminabili situazioni di conflitto. 


Le incursioni militari turche vengono giustificate con l’obiettivo di colpire combattenti curdi nel nord-est siriano, area sottratta di fatto al controllo del governo di Damasco e sottoposta alla cosiddetta Amministrazione autonoma della Siria nord-orientale, guidata di fatto dalle Forze Siriane Democratiche, (Syrian Democratic Forces-SDF), alleanza di forze e milizie a guida curda formatasi durante gli anni del conflitto siriano. 

A fare le spese dell’escalation militare sono stati anche soldati dell’esercito siriano e la popolazione civile dell’area. Da ultimo, a Hassaké l’attacco a una centrale di gas ha provocato un colossale incendio, con morti e feriti tra i lavoratori, mentre i bombardamenti turchi nell’area di Deir ez Zor hanno messo in allarme anche le postazioni militari statunitensi dislocate in quella zona. 

Dopo un bombardamento con droni sul campo di El-Hol, decine di detenuti jihadisti legati allo Stato Islamico (Daesh) sono riusciti a fuggire.
Secondo diversi analisti, l’offensiva militare turca in tutte le aree siriani poste lungo il confine potrebbe preparare il terreno a un’invasione di terra. 

Agenzia Fides 24/11/2022

venerdì 4 giugno 2021

Attese e domande intorno all’incontro con i Capi delle Chiese del Libano convocato dal Papa


 In Libano stanno suscitando sorpresa, speranze, attese e anche domande, le brevi parole con cui domenica 30 maggio, dopo la preghiera dell’Angelus, Papa Francesco ha annunciato dalla finestra del Palazzo apostolico affacciata su Piazza San Pietro, che il prossimo 1° luglio si incontrerà in Vaticano “con i principali Responsabili delle comunità cristiane presenti in Libano, per una giornata di riflessione sulla preoccupante situazione del Paese e per pregare insieme per il dono della pace e della stabilità”. Il Papa ha affidato l’intenzione che ispira la convocazione di tale incontro “all’intercessione della Madre Dio, tanto venerata al Santuario di Harissa”, chiedendo a tutti di accompagnare la preparazione di questo evento con la preghiera solidale, invocando per quell’amato Paese un futuro più sereno”.

L’iniziativa del Papa prende forma mentre il Libano appare ormai da tempo risucchiato da una crisi sistemica che sembra mettere in crisi la stessa sussistenza della compagine nazionale libanese. Secondo fonti locali contattate dall’Agenzia Fides, l’annuncio del Papa sta suscitando nelle diverse compagini ecclesiali anche domande e riflessioni volte a chiarire meglio la portata e i criteri ispiratori del prossimo summit convocato dal Papa. 

In primis, in Libano ci si chiede quali e quanti saranno i "principali Responsabili delle comunità cristiane presenti in Libano” attesi dal Papa in Vaticano il prossimo 1° luglio. I media libanesi danno per scontata la presenza all’incontro del Patriarca maronita Béchara Boutros Raï, del Patriarca siro cattolico Ignace Youssif III Younan, del Patriarca siro ortodosso Mor Ignatius Aphrem II e del Patriarca il Catholicos di Cilicia degli armeni apostolici Aram I e del Patriarca greco cattolico melchita Youssef Absi. Anche il Patriarca di Antiochia dei greco-ortodossi Yohanna X Yazigi, o un suo rappresentante, potrebbe partecipare all’incontro, insieme al reverendo Joseph Kassab, Presidente del Consiglio supremo delle Comunità evangeliche in Libano e Siria. 

Appare esclusa la possibilità di vedere invitati al summit leader politici cristiani, sparpagliati in partiti schierati su fronti contrapposti. Inoltre rimane ancora da capire se l’incontro fornirà l’occasione per condividere considerazioni generali sull’attuale condizione del Paese e delle comunità cristiane libanesi, o se l’attenzione del summit si concentrerà su punti specifici.
Ripercussioni indirette sui contenuti dell’incontro convocato in Vaticano potrebbero arrivare anche da eventuali sviluppi del quadro politico nel Paese dei Cedri, dove potrebbe sbloccarsi la paralisi che ormai dallo scorso ottobre impedisce al Premier incaricato, il sunnita Saad Hariri, di formare un nuovo governo. 

Infine l’incontro potrebbe fornire l’occasione per delineare in maniera più precisa l’auspicio già espresso da Papa Francesco di compiere una visita apostolica in Libano. 

http://www.fides.org/it/news/70226-ASIA_LIBANO_Attese_e_domande_intorno_all_incontro_con_i_Capi_delle_Chiese_convocato_dal_Papa

venerdì 28 maggio 2021

Le elezioni presidenziali e le priorità del popolo siriano

Leggiamo sui social e sui media a larga diffusione che le odierne elezioni siriane "sono state una farsa orchestrata da Assad per consolidare il proprio potere".
E' certamente vero che Bashar Al-Assad desiderasse una conferma del proprio comando e che i suoi oppositori non avevano alcuna possibilità di insidiarlo.
Tuttavia, sia l'altissima affluenza alle urne che la vittoria plebiscitaria di Assad contrastano nettamente con questo giudizi. 
Quello che ci pare più nettamente evidente è il messaggio che rimbalza agli USA, alla UE e agli altri 'sanzionatori' internazionali: se le sanzioni che di fatto affamano e mietono vittime tra la popolazione civile avrebbero dovuto far insorgere la gente contro il Presidente , o per lo meno invertire il consenso popolare, questo non è accaduto.
La gente della Siria vuole stabilità e non il caos, e chiede al proprio governo di lavorare per questo, e ricostruire rapidamente! USA, UE e associati se ne facciano una ragione ed incomincino a operare in termini collaborativi con la Repubblica Araba Siriana e con il popolo di cui si dicono tanto strenuamente difensori. 
Ora pro Siria  

Leader e media occidentali bollano come “farsa” il trionfo di Assad alle Presidenziali. L'Arcivescovo Tobji: le sanzioni producono fame, non democrazia


Agenzia Fides , 28 maggio 2021

Mentre l’Unione Europea prolunga di un anno le sanzioni economiche contro la Repubblica araba di Siria, leader politici e media occidentali bollano come “farsa” il trionfo scontato di Bashar al Assad alle elezioni presidenziali siriane, svoltesi mercoledì 26 maggio. Mentre per Joseph Tobji, Arcivescovo maronita di Aleppo, “il popolo siriano adesso ha come primo problema quello di sopravvivere alla fame, causata anche dalle sanzioni”, e appare del tutto sconsiderata la strategia internazionale che impone sanzioni economiche per indebolire il potere siriano. “Chi impone le sanzioni” rimarca l’Arcivescovo maronita in una conversazione con l’Agenzia Fides “sta fuori dalla Siria. E la logica delle sanzioni è quella di affamare il popolo pensando di far diminuire il consenso politico alle autorità e far cadere il governo. Io, come Pastore, vedo che il popolo soffre per la povertà, e non mi sembra che abbia come priorità quella dei discorsi sulla democrazia”.
Come previsto, alle elezioni di mercoledì 26, Bashar al Assad ha visto confermato in maniera plebiscitaria il prolungamento del suo mandato presidenziale, raccogliendo il 95,1% dei voti espressi. I due sfidanti hanno ottenuto 1,5% e 3,3%. Secondo il comunicato ufficiale della presidenza del Parlamento, hanno partecipato al voto oltre 14 milioni di elettori su 18 milioni di cittadini siriani segnati nelle liste elettorali. Cifre che nessun organo indipendente ha potuto verificare. Nelle precedenti elezioni del 2014, avvenute nel pieno del conflitto che lacera la Siria da 10 anni, Assad aveva ottenuto l'88% dei voti.
La risoluzione 2254 del Consiglio di Sicurezza dell’ONU prevedeva, già nel 2015, che le successive elezioni siriane si sarebbero dovute svolgere sotto il controllo della comunità internazionale, dopo un negoziato tra il governo e i gruppi d’opposizione, per garantire la partecipazione al voto anche dei milioni di siriani espatriati durante il conflitto. Il governo guidato da Assad ha scelto la strada di convocare ugualmente le elezioni, sostenendo che i negoziati coi gruppi d’opposizione voluti dagli organismi internazionali sono in stallo, e non si poteva attendere la loro conclusione per fissare l’appuntamento elettorale. Adesso il risultato elettorale viene presentato dagli organi ufficiali del governo di Damasco come una ennesima legittimazione popolare di Assad nel suo ruolo di unico attore politico in grado di gestire la ricostruzione del Paese devastato dalla guerra, mentre leader politici e istituzioni dei Paesi occidentali continuano a bollare come non credibile e illegittima la tornata elettorale.
Joseph Tobji, da Aleppo, riferisce di non aver avuto l’impressione di un astensionismo generalizzato da parte della popolazione siriana: “Si vedeva tanta gente davanti ai seggi, con momenti di aggregazione e di festa nelle strade e nelle piazze, a cui non partecipavano solo i militanti vicini al governo. Sicuramente una parte dei potenziali elettori non è andata a votare, ma la crescita dell’astensionismo alle elezioni mi sembra un fenomeno globale, che sta crescendo in tanti Paesi con modelli politici diversi”.
Nella conversazione con Fides, l’Arcivescovo maronita propone altre considerazioni non scontate sul momento vissuto dalla popolazione siriana. Tra le altre cose, riconosce che non tutti i siriani soffrono allo stesso modo, e che la devastante crisi economica è accompagnata da un impressionante aumento dei livelli di corruzione, che sottrae risorse preziose alla comunità: “E un problema radicato nella nostra storia - ammette Tobji – ed è aumentato a causa della guerra. Anche le sanzioni contribuiscono a modo loro a questo fenomeno. Chi ha soldi e posizioni influenti se ne approfitta. E’ come un circolo vizioso: la corruzione alimenta la povertà, e la povertà alimenta la corruzione, che sottrae le poche risorse che rimangono. Si stanno facendo leggi per arginare la corruzione, ma non è un problema che si risolve in poco tempo”.
L’Arcivescovo maronita spera che comunque, dopo le avvenute elezioni, si apra una stagione utile per affrontare le emergenze nazionali, confidando di ritenere “miracolosa” la scarsa diffusione dei contagi da Covid-19 tra la popolazione siriana, vista anche la ridotta diffusione di presidi medici elementari, a cominciare dalle mascherine. Nell’ultimo anno e mezzo, la chiusura delle frontiere dovuta alla pandemia ha bloccato anche l’esodo dei cristiani siriani verso altri Paesi. Un fenomeno – riferisce con tono dolente l'Arcivescovo Tobji – che negli anni segnati dalle fasi più virulente del conflitto ha avuto un impatto pesante su alcune comunità cristiane autoctone, riducendone addirittura di due terzi la consistenza numerica. 

ASIA_SIRIA_Leader_e_media_occidentali_bollano_come_farsa_il_trionfo_di_Assad_alle_Presidenziali_L_Arcivescovo_Tobji_le_sanzioni_producono_fame_non_democrazia

mercoledì 17 giugno 2020

L'Arcivescovo maronita di Aleppo: le nuove sanzioni contro il popolo siriano sono un “atto diabolico”


Agenzia Fides 17/6/2020

“Adesso ad Aleppo tutti dicono: stavamo meglio sotto le bombe”. Ha il sapore di un paradosso amaro l’iperbole con cui Joseph Tobji, Arcivescovo maronita di Aleppo, fotografa il sentimento prevalente nella popolazione della metropoli siriana, nel giorno in cui entrano in vigore le ennesime sanzioni economiche imposte alla Siria di Assad dagli Usa con il cosiddetto “Caesar Act”. 
Una disposizione che si aggiunge alle sanzioni anti-siriane prorogate per un anno dall’Unione Europea, abbattendosi su una popolazione stremata da anni di guerra, mentre lo spettro della pandemia da coronavirus miete vittime anche dentro i confini della Siria. 

“La bomba arriva all’improvviso e uccide le persone intorno al luogo in cui cade. Adesso, in Siria, si sente la fame vera, e milioni di persone hanno davanti agli occhi la prospettiva di guardarsi morire lentamente di una morte annunciata, senza possibili vie di fuga”.
Lo scenario descritto dall’Arcivescovo siriano è oggettivamente angosciante: “Il valore della lira siriana” racconta a Fides “è crollato in maniera vertiginosa: prima della guerra un dollaro equivaleva a 50 lire siriane, ora per acquistare un dollaro ne servono quasi tremila, e lo stipendio medio di un impiegato è rimasto quello di allora, pari a 50mila lire, praticamente meno di venti euro. Chiudono i negozi, chiudono le piccole imprese, ognuno prova a sopravvivere con quello che trova. Quelli che hanno i soldi depositati nelle banche del Libano non li possono neanche ritirare, per la crisi finanziaria libanese. Negli ospedali mancano medicine e attrezzature indispensabili per gli interventi chirurgici salvavita, come gli stent. Se si entra nell’intimo delle fatiche e delle sofferenze delle famiglie, si sentono storie da piangere. Le cose non possono andare peggio di così”.

Il cosiddetto “Caesar Syria Civilian Protection Act”, che ha ottenuto il sostegno bipartisan al Congresso USA lo scorso dicembre, si presenta come un pacchetto di sanzioni contro le truppe siriane e altri responsabili delle atrocità commesse durante la guerra civile in Siria. ”Ma quella delle sanzioni ‘mirate’ – commenta l’Arcivescovo maronita di Aleppo – è una bugia a cui non crederebbe neanche un bambino. Tutti vedono benissimo quale è l’obiettivo: aumentare le sofferenze nella popolazione per alimentare il malcontento popolare e produrre in questo modo il cambio di regime. Ma questo modo di agire è criminale. Mettere in stato di sofferenza un intero popolo in un momento come questo, dove c’è anche in giro per il mondo lo spettro della pandemia, è terroristico, inumano. E il segno che per perseguire i tuoi scopi sei disposto a tutto, anche a sacrificare milioni di persone, di poveri, di famiglie. Si tratta di un atto diabolico”.

In questa situazione, anche ad Aleppo la priorità per l’Arcivescovo Tobji è quella di provare a custodire i timidi segnali di ripartenza che si erano registrati con la fine del conflitto: "Il mese prossimo inauguriamo la cattedrale maronita dopo due anni di restauro. reso necessario dalle devastazioni subite durante la guerra. Che possiamo fare? Dobbiamo provare comunque a andare avanti, nella situazione in cui siamo, facendo tesoro di piccoli segni di speranza. Per essere accompagnati in questo momento, chiediamo preghiere ai fratelli in tutto il mondo”.

La cattedrale maronita di sant'Elia, nello storico quartiere aleppino di Al-Jdayde, era ancora senza il tetto, ferita dai tanti colpi di mortaio che l'avevano devastata durante il conflitto siriano, quando la sera di martedì 11 luglio 2017 più di mille aleppini avevano affollato le sue navate a cielo aperto e la piazza antistante, per ascoltare la Messa in Do Minore di Wolfgang Amadeus Mozart, eseguita da 45 musicisti e 27 coristi dell'Orchestra sinfonica di Damasco insieme ai membri del coro Naregatsi, animato dalle comunità cristiane locali. 

http://www.fides.org/it/news/68150-ASIA_SIRIA_L_Arcivescovo_maronita_di_Aleppo_le_nuove_sanzioni_contro_il_popolo_siriano_sono_un_atto_diabolico

mercoledì 15 gennaio 2020

Indagine giornalistica: chi c'è dietro il rapimento e il brutale omicidio dei vescovi di Aleppo?

Agenzia Fides 

 Sono morti come martiri, uccisi nel dicembre 2016 dalla banda di miliziani che li teneva in ostaggio da anni. Sarebbe questa la sorte toccata ai due Arcivescovi di Aleppo, il greco ortodosso Boulos Yazigi e il siro ortodosso Mar Gregorios Yohanna Ibrahim, scomparsi il 22 aprile senza lasciar traccia, nell’area compresa tra la metropoli siriana e il confine con la Turchia. Lo sostiene un’inchiesta realizzata da una squadra investigativa guidata da Mansur Salib, ricercatore siriano residente negli Usa, e diffusa attraverso la piattaforma digitale medium.com, nuovo social media collegato a Twitter. 

Secondo quanto sostengono gli autori dell’inchiesta, a uccidere i due sarebbero stati i militanti di Nour al-Din al-Zenki, gruppo 'indipendente' coinvolto nel conflitto siriano, finanziato e armato durante il conflitto sia dall’Arabia Saudita che dagli USA.

L’inchiesta ripercorre la vicenda, soffermandosi su dettagli considerati utili per ricostruirne la dinamica.  
Secondo quanto raccontato dagli autori, il 22 aprile 2013 i due Arcivescovi erano partiti da Aleppo a bordo di un pick-up Toyota, guidato dall’autista Fatha' Allah Kabboud, con l’intento di andare a trattare la liberazione di due sacerdoti, l’armeno cattolico Michael Kayyal e il greco-ortodosso Maher Mahfouz, rapiti in precedenza da gruppi jihadisti anti-Assad che allora controllavano i territori a est della metropoli siriana. 
 Mar Gregorios e Boulos Yazigi, vestiti con abiti civili, sarebbero caduti in quella che la ricostruzione presenta come una vera e propria trappola, sostenendo che i due preti Kayyal e Mahfouz erano stati sequestrati proprio per essere usati come “esca” e poter mettere le mani sue due Arcivescovi. L’auto su cui viaggiavano i due metropoliti di Aleppo fu bloccata dal gruppo dei rapitori, e l'autista Fatha' Allah Kabboud, un cattolico di rito latino, padre di tre figli, fu freddato con un colpo in testa. Il sequestro non fu rivendicato da nessun gruppo.
Corrispondenza con Jamil Diarbakerly, nipote di Ibrahim

Nei mesi e negli anni successivi, intorno al caso sono state fatte filtrare a più riprese indiscrezioni e annunci su una loro prossima liberazione, che poi si sono sempre rivelati infondati.

L’indagine pubblicata ora su medium.com accenna al coinvolgimento nel rapimento di personaggi collegati al MIT (servizio di intelligence turco), sostenendo che il sequestro e la detenzione sono avvenuti in aree diventate a quel tempo un ”ricettacolo di servizi segreti stranieri”, dove difficilmente avrebbero potuto operare senza appoggi dei “terroristi ordinari”.

La vicenda della sparizione dei due metropoliti è stata scandita da depistaggi e informazioni false e fuorvianti, come quella che pochi giorni dopo il loro sequestro li aveva dati come liberi e diretti verso la cattedrale siro ortodossa di Aleppo, dove si radunò inutilmente ad attenderli una moltitudine di cristiani aleppini.
La ricostruzione riporta notizie già note, insieme a illazioni esposte senza riscontri oggettivi, compreso l’accenno secondo cui sarebbe coinvolto nel sequestro dei due Metropoliti anche George Sabra, leader cristiano da sempre vicino ai gruppi di opposizione al governo di Damasco. Viene messa sul tappeto anche l’ipotesi secondo cui gli autori del rapimento puntavano a costringere i due metropoliti a convertirsi all’islam, per alimentare paure e sconforto tra le locali comunità cristiane.
Il testimone più rilevante tra quelli citati nel report sembra essere Yassir Muhdi, presentato come uno dei carcerieri dei due Vescovi, che fu in seguito catturato dalle forze siriane. 

”L'indagine ufficiale” riconosce il dossier “non è ancora conclusa, perché non è stato possibile ritrovare i resti mortali dei due ecclesiastici”. Tra le altre cose, la ricostruzione sostiene – presentando indizi labili o aggregando informazioni senza riscontri oggettivi – che i due Arcivescovi sarebbero stati torturati, e che uno di loro, nel 2015, sarebbe stato curato in una struttura sanitaria di Antiochia, l’Antakya Devlet Hastanesi, nella provincia turca dell’Hatay. 
Nella sezione finale, l’indagine sostiene che i due Vescovi sarebbero stati uccisi e sepolti in un luogo imprecisato nel dicembre 2016, mentre le aree a est di Aleppo stavano per essere riconquistate dall’esercito siriano.
In conclusione, l’indagine pubblicata su medium.com può essere utile a chiarire dettagli sulla dinamica del sequestro e sulle prime fasi della segregazione dei due metropoliti, ma in molti passaggi non sembra apportare elementi certi utili a chiarire in maniera definitiva quale è stata la sorte di Boulos Yazigi e Mar Gregorios Yohanna Ibrahim, Arcivescovi della città-martire di Aleppo. 

http://www.fides.org/it/news/67241-ASIA_SIRIA_Indagine_giornalistica_martirizzati_i_2_Vescovi_di_Aleppo_scomparsi_nel_2013_Ma_le_ombre_permangono

martedì 9 gennaio 2018

Per il secondo giorno, colpiti i quartieri cristiani di Damasco

 Almeno 14 missili sono stati lanciati anche oggi sui quartieri cristiani di Damasco, causando 5 morti, molti danni a edifici, a negozi e automobili, e diversi feriti. Anche la sede del Patriarcato Greco Cattolico oggi è stata raggiunta dalle bombe, come ieri era stata colpita la Chiesa francescana e quella Maronita. Chiediamo all'amico Joseph Antabi , cristiano di Damasco, cosa pensano i cristiani di questa situazione:
" Oggi sono molto scoraggiato, vedo un futuro nero per noi. Siamo convinti che ci sono Paesi ( America e Israele in primo luogo) che non vogliono i Cristiani in Medio Oriente. Se ci sono i Cristiani c'è resistenza, c'è identità e coscienza; senza i Cristiani potranno dire che sono tutti cattivi, e se resteranno solo i musulmani sarà più facile avere i pretesti per prendere la terra siriana. Nel Medio Oriente è questa la operazione di pulizia, e dopo aver già spazzato via i Cristiani dall'Iraq, continueranno con la Siria. la Giordania e il Libano. 
Ma noi Siriani siamo gli abitanti originari qui, siamo qui fin dalle origini del Cristianesimo! "


Agenzia Fides 9/1/2018

Un colpo di mortaio ha raggiunto lunedì 8 gennaio il quartiere di Bab Tuma, nella città vecchia di Damasco dove sono concentrate diverse chiese, causando ingenti danni alla parrocchia cattolica latina della Conversione di San Paolo, affidata alla cura pastorale dei frati francescani. La chiesa è stata danneggiata sul lato e sul tetto, le finestre sono state infrante e hanno subito danni anche gli impianti utilizzati per riscaldare la parrocchia. Il colpo d'artiglieria ha provocato danni anche all'adiacente cattedrale maronita, costruita nel 1865.
L'Arcieparchia di Damasco dei maroniti, retta dall'Arcivescovo Samir Nassar, nel 2013 contava oltre 20mila battezzati. 
I colpi di artiglieria lanciati contro la Città Vecchia di Damasco rappresentano l'ennesima conferma che, al di là dei proclami, il conflitto in Siria è ancora in atto e continua a interessare anche aree periferiche della Capitale. Nei giorni scorsi, fonti locali contattate dall'Agenzia Fides confermavano la notizia di raid aerei compiuti alla periferia est di Damasco, su aree ancora in mano ai gruppi anti-Assad. Mentre le fonti ufficiali siriane riferiscono che alle prime ore di oggi, martedì 9 gennaio, Israele ha messo in atto un attacco su territorio siriano con uso di aerei e missili terra-terra, diretto a colpire una base militare siriana nei pressi di al Katifa, sobborgo orientale di Damasco.

lunedì 31 luglio 2017

31 luglio “Giornata dei Martiri delle Chiese d'Oriente”






FIDES:   La Chiesa maronita celebra il  31 luglio la "Giornata dei Martiri delle Chiese d'Oriente", nel quadro dell'Anno del Martirio e dei Martiri” proclamato dal Patriarca maronita Bechara Boutros Rai come tema speciale per fare memoria di quanti perdono la vita perchè portano il nome di Cristo. 
La decisione di dedicare l'ultimo mese di luglio alla celebrazione dei martiri delle Chiese orientali e stata confermata venerdì 14 luglio, in occasione dell'incontro tra Presidente libanese Michel Aoun e un comitato patriarcale, ricevuto dal Capo di Stato nel Palazzo presidenziale di Baabda, a Beirut. 
I membri del comitato patriarcale, presieduto da Mounir Khaïrallah, Vescovo di Batrun, si erano recati dal Presidente Aoun per invitarlo ufficialmente all'ncontro in programma domenica 30 luglio presso la sede patriarcale estiva di Diman, in occasione della presentazione dell'Enciclopedia dei martiri delle Chiese d'Oriente, opera di padre Elias Khalil. 

L'Anno del Martirio e dei Martiri, proclamato dalla Chiesa maronita, è iniziato lo scorso 9 febbraio, giorno della Festa di San Marone, e concluderà il 2 marzo 2018.
http://fides.org/it/news/62646-ASIA_LIBANO_
La_Chiesa_maronita_celebrera_il_31_luglio
_la_Giornata_dei_Martiri_delle_Chiese_d_Oriente#.WX8yt4TyiM-

venerdì 14 luglio 2017

Kurdilandia, ovvero il paese artificiale

Scrive su MintPress Sarah Abed analizzando il ruolo che alcune fazioni kurde hanno giocato durante la storia: i Kurdi hanno aiutato le maggiori potenze a creare il caos in Medio Oriente - dalla rivolta kurda in Iraq negli anni '60 al conflitto in corso in Siria oggi.
Ancora oggi, essi si rivelano l'arma di USA e Israele per la destabilizzazione del Medio Oriente, in cui gli interessi petroliferi giocano un ruolo primario:


In questo quadro si comprendono le preoccupazioni espresse a Fides dal Vescovo di Hassakè mons Hindo :

Offensiva “autonomista” dei curdi a Hassaké. L'Arcivescovo Hindo: si sentono protetti dagli americani

I militanti e i miliziani che fanno capo al Partito Democratico Curdo (PYD), braccio siriano del Partiya Karkeren Kurdistan (PKK), hanno iniziato a realizzare nei fatti il loro intento – coltivato da anni - di creare una regione autonoma curda nella regione siriana di Jazira, che nei media curdi già viene indicata col nome curdo di Rojava.
Nella provincia siriana nord-orientale di Hassaké, l'auto-proclamata amministrazione autonoma di Rojava ha iniziato a implementare un sistema di tassazione locale per sovvenzionare i pubblici servizi della regione. Secondo quanto affermano i responsabili del progetto, le tasse saranno utilizzate per sostenere i servizi sanitari e educativi locali, per migliorare il sistema di sicurezza e anche per affermare con più forza nelle istituzioni e nella vita sociale i diritti delle donne. Il programma di tassazione prevede imposte per tutti i cittadini che hanno entrate mensili pari o superiori a 100mila lire siriane (circa 200 dollari), e quindi dovrebbe coinvolgere circa il 75 per cento della popolazione locale.
Oltre a cercare di imporre questo nuovo sistema di tasse” riferisce all'Agenzia Fides l'Arcivescovo siro cattolico Jacques Behnan Hindo "quelli del PYD hanno anche requisito e chiuso le scuole. Metà le hanno trasformate in caserme, e nelle altre hanno detto di voler introdurre nuovi programmi scolastici, che verranno realizzati in lingua curda. Tempo fa hanno provato anche a espropriare un terreno appartenente alla nostra Chiesa, ma lo hanno subito restituito, dopo che io avevo inviato lettere di denuncia sia alla Nunziatura che ad alcuni dei loro responsabili”.
Secondo l'Arcivescovo Hindo, che guida l'Arcieparchia siro cattolica di Hassaké-Nisibi, anche la regione di Jazira è coinvolta nella delicata e complicata partita geopolitica che si sta giocando in tutta la regione, e che ruota anche intorno alla 'questione curda': 
I militanti curdi del PYD” riferisce a Fides l'Arcivescovo Hindo “si sentono forti perché credono di avere l'appoggio degli USA. Io li ho messi in guardia: guardate, gli americani prima o poi se ne andranno, e voi vi troverete peggio di prima. Questi militanti sono collegati al PKK, che opera in Turchia, e dicono di aspirare soltanto a una maggiore autonomia locale, senza perseguire mire indipendentiste. Inoltre, sono nemici dei curdi di Masud Barzani, che in Iraq stanno invece marciando verso il referendum per proclamare la piena indipendenza del Kurdistan iracheno. Qui da noi, il progetto di una amministrazione autonoma sostenuto del PYD sembra andare avanti perché loro hanno le armi, ma in realtà non riscuote consensi neanche da parte degli altri curdi. Tanto meno da parte delle tribù musulmane e di noi cristiani. E non credo che sarà mai accettato dal governo di Damasco”.

giovedì 9 febbraio 2017

La Russia e i Cristiani siriani

 Se da un lato siamo costernati al leggere in questo comunicato di FIDES il numero di Cristiani che si stima siano rimasti in Aleppo, paragonandolo col fatto che prima della crisi erano più del 10% della popolazione, apprendiamo pure con gratitudine la notizia della visita in Siria di alcuni parlamentari russi, in vista degli aiuti che la Russia garantirà ai Siriani per l'opera di ricostruzione e di ripresa delle attività produttive. 
 Il fatto che Sergei Gavrilov che in patria è capo del comitato della Duma per lo sviluppo della società civile, le questioni sociali e le associazioni religiose, ricevuto dal Patriarca greco-ortodosso di Antiochia, Yohanna X° abbia sottolineato che la Siria non potrà essere lasciata sola in questo momento così tragico, è sintomatico di come l'amicizia tra i due popoli sia molto più di un'alleanza puramente strategica. Conforta che questi politici non si siano limitati a incontri con le autorità civili siriane ma abbiano visitato anche le comunità religiose, intendendo in questo modo testimoniare la premura verso i Cristiani e il valore della loro presenza nella società siriana.
 Lo paragoniamo alla denuncia fortissima trasmessa proprio ieri sera in TV nella trasmissione Matrix da Gian Micalessin, che vi invitiamo caldamente a visionare e di cui indichiamo il link : 
La persecuzione dei Cristiani in Siria. Così l'Europa è rimasta a guardare. Quando non ha parteggiato per i jihadisti.”
  Come non comprendere alla luce della accorata preoccupazione per la sorte dei cristiani siriani le parole rivolte dall'igumena Febronia (Madre superiora del monastero ortodosso della Madre di Dio, a Saydnaya), con le quali invita il Patriarca di Mosca Kirill a visitare la Siria, assicurandogli al tempo stesso le preghiere di tutta la comunità monastica “per la prosperità della Russia e per la salute del Presidente russo Vladimir Putin”? 
  Quanto alle accennate accuse che Amnesty International ha portato per denunciare 'innumerevoli esecuzioni extragiudiziali che gli apparati siriani avrebbero compiuto all’interno della prigione di Saydnaya', esiste già un'ampia confutazione, sia dei fatti in sè che sulla credibilità delle fonti, a cui rimandiamo per una più approfondita e accreditata smentita:
https://www.youtube.com/watch?v=xkrxD-wS21k&feature=youtu.be  Syriana Analysis addresses the shortcomings of Amnesty report and reveals its poor methodology that does not even meet the lowest mark of scientific or legal veracity.
                   OraproSiria 











Patriarca Ortodosso di Antiochia: 35mila cristiani rimasti ad Aleppo. Le monache di Saydnaya pregano per Putin

Agenzia Fides 9/2/2017 

I cristiani di tutte le confessioni presenti oggi a Aleppo non superano il numero di 35mila. Lo ha riferito il Patriarca greco-ortodosso di Antiochia, Yohanna X, incontrando la delegazione di parlamentari russi che da lunedì 6 febbraio stanno visitando la Repubblica araba di Siria. 
Secondo quanto riportato dai media russi, il Primate della Chiesa greco-ortodossa di Antiochia, nell'incontro con la delegazione di politici russi - comprendente tra gli altri il capo del comitato della Duma per lo sviluppo della società civile, le questioni sociali e le associazioni religiose, Sergei Gavrilov – ha sottolineato la necessità di non lasciare sola la Siria nell'opera di ricostruzione dopo la guerra, che passa anche attraverso il lungo cammino necessario a risanare le ferite interiori. 

Il giorno 7 febbraio, la delegazione di parlamentari russi aveva visitato il Monastero ortodosso della Madre di Dio, a Saydnaya. L'Igumena Febronia, ricevendo la delegazione, ha rivolto attraverso di essa un invito al Patriarca di Mosca Kirill a visitare la Siria, e ha fatto sapere che le monache della comunità pregano “per la prosperità della Russia e per la salute del Presidente russo Vladimir Putin”. 


Nei giorni scorsi, Amnesty International ha diffuso un rapporto per denunciare innumerevoli esecuzioni extragiudiziali che gli apparati siriani avrebbero compiuto all’interno della prigione di Saydnaya durante gli anni della guerra civile.


http://www.fides.org/it/news/61700-ASIA_SIRIA_Patriarca_ortodosso_di_Antiochia_35mila_i_cristiani_rimasti_a_Aleppo_Le_monache_di_Saydnaya_pregano_per_Putin#.WJyjQW_hCM8

venerdì 2 dicembre 2016

Aleppo, il sollievo della gente e la pressione mediatica


Dopo l'ultimo pediatra di Aleppo, dopo l'ultimo ospedale di Aleppo, dopo un numero incalcolabile di White Helmets, adesso è morto l'ultimo clown di Aleppo (ma esiste un registro dei clown ad Aleppo?): 'Anas al Basha era il suo nome e intratteneva i bambini di Aleppo tra un bombardamento e l'altro cercando di far loro dimenticare il terrore e la fame'.
Voglio fortemente credere che questa persona sia davvero esistita, benchè fino a ieri di questo ragazzo nessuno sapesse nulla nonostante la sua opera davvero meritoria... Con i tempi che corrono l'informazione ha SEMPRE un fine, che molto spesso ai più sfugge, e il confine tra informazione e disinformazione/propaganda è labilissimo. Non basta che una notizia sia sui maggiori media italiani e internazionali perché sia automaticamente vera: di bufale ne abbiamo viste scorrazzare dovunque durante questa guerra Siriana (e in molte altre occasioni)... Così come mi pare quella bimba che twitta...
Diciamo che comunque, ci voglio credere... Ma perché, al di là del dolore umanamente doveroso, che comunque ho per tutte le persone uccise in questo conflitto (compresi i giovani soldati che combattono per il proprio Paese) non riesco ad unirmi al coro di condanna e di criminalizzazione a cui anche stavolta l'aviazione siriana e russa insieme all'esercito di Assad sono sottoposti? Non posso! Non posso, semplicemente perché voglio fortemente che questa guerra finisca!

Leggo su Fides la coraggiosa dichiarazione del Vescovo Latino di Aleppo : “Altre 70mila sono rimaste nelle zone appena riconquistate dalle forze armate del governo, che hanno distribuito viveri e favorito il potenziamento dei soccorsi sanitari.  Tra tutti questi si registra il sollievo per la fine di una pressione che durava da anni . Nelle zone ancora in mano ai ribelli, quelli di al Nusra non vogliono fare uscire la popolazione civile. In alcuni casi lo hanno impedito usando le armi. “
Quello che i media fingono di non vedere è che questa guerra è tutto fuorché una guerra civile nata per portare in Siria una maggiore libertà e tanta democrazia in più . Chiediamolo ai civili che a migliaia, in questi ultimi giorni, finalmente possono abbracciare e festeggiare i loro liberatori e raccontare come fossero trattenuti contro la loro volontà da formazioni terroriste che in questi anni li han costretti al ruolo di scudi umani! Guardiamoli questi filmati! Diciamolo, che Al Nusra e altre sigle, oltre che non tollerare un verbo diverso dalla propria fanatica dottrina, hanno sempre avuto questa arma in più: le persone inermi. Hanno sempre sistemato i loro comandi, raggruppamenti, depositi di armi, in prossimità di luoghi fortemente abitati e spesso vicino a scuole o strutture sanitarie di fortuna (non segnalate), per poi farle passare, quando fossero colpite, per 'l'ultimo ospedale di Aleppo'.
Queste formazioni dalle loro postazioni da anni hanno martellato, e continuano a farlo, la parte ovest della città con centinaia di "cannoni dell'inferno" (mortai che lanciano bombole micidiali piene di esplosivo), mirando alle aree più popolate.
Tutto questo va fermato. In questi giorni, con grande sacrificio di uomini, molti i soldati di leva, è iniziata la battaglia per la riconquista della parte orientale della città di Aleppo ancora occupata dai terroristi. Molti progressi sono stati fatti e circa la metà della sacca è stata liberata nel nord e migliaia di persone sono state fatte uscire sotto la protezione dell'esercito, curate e rifocillate nella parte ovest della città sotto il controllo dei governativi, si sfogano raccontando tutto quello che hanno dovuto subire in questi 4 anni di cattività Islamista.
Purtroppo non è ancora finita ed altre persone aspettano questa liberazione (eccezion fatta per i famigliari e gli amici dei terroristi) nella porzione sud orientale della città. Questa battaglia costerà ancora molto sangue ma va fatta, come non può essere interrotta un'operazione a cuore aperto.  Tutto questo non è gradito a quanti in questi anni hanno creato, foraggiato, armato questi fanatici, in vista di un cambiamento di regime con un altro più manipolabile e di una parcellizzazione della Siria, sicché ognuno degli sponsor dei "ribelli" ne potesse prendere una fetta.
(E, diciamolo esplicitamente: l'affermarsi delle formazioni jihadiste è a costo della sparizione della cristianità della regione: questo dovrebbe essere chiaro anche ai nostri media cattolici … ).  
E allora che si fa? Si fa ricorso alle emozioni, alla pietà della gente. Si tenta di impressionarla con tutti i mezzi per costringere i vincenti all'ennesima tregua che ad altro non serve che a riarmare i protetti degli occulti sponsor. Tutto è utilizzabile: basta presentare un 'angelo' che soccombe per mano dei cattivi e l'effetto è garantito. La grancassa mediatica parte, filmati e immagini diventano virali in rete, su TV e giornaloni. Il risultato qual è? La guerra si mette in pausa (ma si prolunga), si rifocillano e riarmano i terroristi, ma solo loro, non i civili, che delle derrate e delle medicine non vedono neanche quelle promesse da ONU...
Occorre quindi sempre chiedersi: a chi giova? Chi trae beneficio da questa notizia?
Se vogliamo davvero un po' di bene a quelle migliaia di persone, facciamo in modo che di questa guerra si inizi a vedere la fine e il solo modo perché accada e possa iniziare un percorso negoziale è l'eliminazione o la resa della congerie jihadista.
  Gb. P.


Agenzia Fides, 2/12/2016

Nei quartieri di Aleppo ancora in mano ai ribelli e ai gruppi jihadisti sono stati nominati cinque rappresentanti che dovrebbero trattare con l'esercito siriano una sorta di accordo. Speriamo e preghiamo affinchè attraverso questa strada si possa arrivare a una soluzione che risparmi altre sofferenze e distruzioni per tutti”. Così il Vescovo Georges Abou Khazen OFM, Vicario apostolico di Aleppo per i cattolici di rito latino, riferisce all'Agenzia Fides gli sviluppi più recenti delle operazioni militari in atto presso la martoriata metropoli siriana, dove l'esercito governativo sta progressivamente riconquistando i quartieri dell'enclave orientale che da anni erano controllati dalle formazioni paramilitari ribelli, comprese le milizie jihadiste come Jabhat al Nusra.
Riguardo alla situazione di Aleppo, il Vescovo francescano riferisce all'Agenzia Fides informazioni che si fa fatica a trovare nei report del mainstream mediatico internazionale. “Almeno 20mila persone sono fuggite dai quartieri controllati dai ribelli e sono state accolte dall'esercito siriano e dalle organizzazioni di assistenza. Altre 70mila sono rimaste nelle zone appena riconquistate dalle forze armate del governo, che hanno distribuito viveri e favorito il potenziamento dei soccorsi sanitari. Tra tutti questi si registra il sollievo per la fine di una pressione che durava da anni. Nelle zone ancora in mano ai ribelli, quelli di al Nusra non vogliono fare uscire la popolazione civile. In alcuni casi lo hanno impedito usando le armi. Sappiamo che in alcuni casi ci sono state manifestazioni popolari per chiedere alle milizie dell'opposizione di ritirarsi. Adesso speriamo tutti in una trattativa per arrivare a un accordo, e possibilmente anche a una riconciliazione, attraverso i negoziatori che ovviamente sono stati scelti con il consenso dei gruppi armati”. 


http://www.fides.org/it/news/61297-ASIA_SIRIA_Il_Vescovo_Abou_Khazen_cinque_rappresentanti_di_Aleppo_est_scelti_per_trattare_un_accordo_con_l_esercito#.WEHshLLhCM8

venerdì 7 ottobre 2016

I bambini di Aleppo chiedono la pace





Mons. Georges Abou Khazen vuole dare risalto a un progetto che prende il via in questi giorni in tutta la Siria, e che coinvolge giovani cristiani e musulmani: “Stiamo promuovendo una campagna - racconta - che punta a raccogliere un milione di firme di ragazzi e ragazze siriani per la pace. L’iniziativa è sostenuta da enti, realtà, organizzazioni cristiane e musulmane e coinvolge tutto il Paese. Noi, con i giovani che frequentano la nostra chiesa ad Aleppo, li stiamo sensibilizzando sul tema, e loro rispondono realizzando disegni, opere e testi che raccontano come loro vedono la guerra, una testimonianza diretta dai loro occhi”. Queste opere, aggiunge, verranno presentate “agli organismi competenti delle Nazioni Unite e alla comunità internazionale”.
Ad Aleppo, conclude il prelato, “Il 6 ottobre è in calendario un grande incontro cui parteciperanno fra i 600 e i 700 bambini. Non solo cristiani, ma anche loro amici e conoscenti musulmani. In questo contesto rilanceremo il sostegno alla campagna di raccolta firme e distribuiremo alcuni piccoli regali, come la t-shirt per la pace”
http://www.asianews.it/notizie-it/Francescani:-in-Siria-%E2%80%9Czone-di-sicurezza-Onu.-Vicario-Aleppo:-dai-bambini-un-milione-di-firme-per-la-pace-38761.html










Anche nel giorno dell'iniziativa dei bambini a favore della pace, morti e feriti nei quartieri cristiani. Vescovo Audo: informazione occidentale manipolata

Agenzia Fides 7/10/2016

 Erano diverse centinaia i bambini e i ragazzi di Aleppo, cristiani e musulmani, che nella giornata di ieri, giovedì 6 ottobre, si sono radunati per chiedere con la preghiera e il canto che torni la pace in tutta la Siria. Il raduno si è svolto nell'ampio spazio davanti all'edificio dell'ex scuola francescana di Terrasanta. Analoghe manifestazioni si svolgeranno oggi nelle scuole di Damasco, Homs Yabroud, Tartus. 

Ad Aleppo, anche nel giorno dell'iniziativa dei bambini a favore della pace, colpi di artiglieria sono caduti in abbondanza anche sui quartieri controllati dal'esercito siriano, provocando morti e feriti.
 “Da settimane” riferisce all'Agenzia Fides Antoine Audo SJ, Vescovo caldeo di Aleppo, “siamo di nuovo in una situazione di terrore generale, anche se si cerca di mantenere aperte istituzioni pubbliche come l'università. Dai quartieri controllati dai ribelli arrivano ogni giorno colpi d'artiglieria con armi sofisticate, che seminano morte, anche se i ribelli non hanno gli aerei. Tra i soli cristiani, nelle ultime due settimane, ci sono stati più di venti morti. Ma di quello che succede da noi, i media occidentali non parlano. A noi che siamo qui, tutto il sistema mediatico globale appare manovrato da interessi geopolitici che manipolano l'informazione. Tutto diventa pretesto di propaganda. E si continua a nascondere il ruolo e le operazioni messe in atto da Paesi come la Turchia, il Qatar e l'Arabia Saudita”.

http://www.fides.org/it/news/60922-ASIA_SIRIA_I_bambini_di_Aleppo_chiedono_la_pace_Il_Vescovo_caldeo_informazione_occidentale_manipolata#.V_etLPmLSM8