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venerdì 9 dicembre 2016

Gli abitanti di Aleppo attendono il Natale con trepidazione e speranza


ZENIT, 7 dicembre 2016
di Pascal Bedros

Per la prima volta ho assistito ad un concerto di musica classica in mezzo ad una battaglia. Solo ad Aleppo succede che, in mezzo alla morte, una voce di pace si alzi in mezzo a tutte le altre che annunciano la guerra, per sollevare gli animi e dimenticare per qualche istante la morte e il freddo.
È come un capitolo di una tragedia moderna che ricorda la mitologia greca.
 Con pochi mezzi Padre Elias Janji con il coro Naregatsi e la pianista, hanno cantato e suonato brani di Verdi, Mozart, Vivaldi e Karl Orf in una chiesa gremita, nonostante il freddo polare che invade Aleppo in questi giorni, elevando i nostri spiriti in un altro cielo.

E pensare che non tanto distante da qui la tragedia continua, con missili lanciati da Aleppo Est sulla parte Ovest, uccidendo bambini nelle scuole e persone innocenti, mentre nella parte Est della città continua l’attacco dell’esercito siriano.
Nonostante questo migliaia di persone (si parla di 60mila fino ad ora) sono riuscite a scappare da Aleppo Est arrivando nella zona Ovest. 
Raccontano di come molti erano presi in ostaggio, che a parecchi, mentre scappavano, hanno sparato alle spalle e alcuni hanno trovato la morte, che altri hanno portato la nonna sulle spalle correndo in mezzo alla battaglia… Sono stati accolti; hanno trovato da bere e da mangiare, ripreso il fiato; alcuni sono tornati nelle loro case liberate in questi giorni.

La gente è contenta anche perché finalmente l’esercito ha liberato la stazione di pompaggio dell’acqua di tutta la città, che le milizie, dopo averla minata, non erano riusciti a far saltare prima di scappare. Le previsioni dicono che in un mese l’acqua tornerà normale nella città, dopo che i tecnici hanno cominciato il lavoro di riabilitazione. Con questo finirà un capitolo della tragedia ma sicuramente, penso, ce ne saranno altri.

Il 4 dicembre si ricorda santa Barbara, la giovane martire dei primi secoli del cristianesimo messa a morte con la spada dal padre perché, credendo in Gesù, non aveva accettato di adorare un altro Dio. Una grande festa per i cristiani d’Oriente, per cui, nonostante la guerra, adulti e bambini si sono radunati per festeggiarla, mascherati e cantando la sua storia che – nonostante i secoli trascorsi -, da queste parti è cambiata poco, purtroppo. Viene da domandarsi, cos’è rimasto dell’uomo e della sua dignità?

Cosa succederà adesso? Finirà la guerra ad Aleppo ridando tranquillità alla gente che ha tanto sofferto, anche se si ritroverà con una gran parte della città distrutta?
La popolazione è stanca e vuole che il conflitto finisca, ma i gruppi armati non si danno per vinti e vogliono combattere fino in fondo. Nonostante l’appello dell’inviato speciale dell’ONU, Staffan De Mistura, a tutti i gruppi a lasciare la città e a risparmiare la vita della gente che, altrimenti, pagherà con un numero di vittime molto alto. Questa è la logica della guerra!
Ma come dimenticare che alla fine è l’Uomo che muore, poiché ciascuno, buono o cattivo, è ad immagine di Dio, seppure sepolta sotto mille vizi e cattiverie.

Con il Natale che bussa alle porte, chiediamo allora che non sia solo ricordare un fatto passato con i soliti festeggiamenti, ma che l’arrivo del Principe della Pace cambi qualcosa nei cuori e nei gesti di noi tutti, e che diventino delle piccole pietre nella costruzione di un mondo migliore, che tutti sogniamo.

testimonianza di un focolarino libanese, trasferitosi ad Aleppo pochi anni prima dello scoppio della guerra.