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venerdì 4 novembre 2016

DA ALEPPO OVEST (2°parte): testimonianze dei Fratelli Maristi

Estratti dal Diario :

Il 30 ottobre 2016: l'offensiva dei ribelli armati è al suo terzo giorno. Da una parte, avanzando dal lato ovest, hanno preso la Dahiyet al Assad, e dall'altra parte bombardano con mortai tutte le zone di Aleppo da tutti i lati: quello a ovest, da dove provengono gli assalitori, e da est, dove stanno tutti quelli che sono assediati. Gli abitanti di Aleppo sono molto terrorizzati. Soprattutto quelli che abitano in Hamadaniye e ad Halab al Jadida hanno lasciato le proprie abitazioni.

Da venerdì 28 ottobre, ci sono stati molti morti e feriti tra la popolazione civile e l'esercito siriano. Ci dicono che gli ospedali sono sopraffatti dal numero dei feriti. Le autorità della città hanno decretato la chiusura delle scuole per una settimana.





Oggi abbiamo vissuto la nostra "pausa" (incontro) mensile con la squadra dei Maristi blu. Abbiamo organizzato, Leyla ed io, questa giornata sul tema "Chi è il mio prossimo?". Abbiamo iniziato a leggere la parabola del buon samaritano per mettere in rilievo chi è il "prossimo" secondo la visione cristiana. Con tutto il gruppo, 10 persone: i 2 Fratelli George, Margot, Luma, Mirna, Hadi, Kamel, Aline, Leyla ed io, abbiamo iniziato la visita a 3 famiglie tra quelle che vengono da noi e usufruiscono dei nostri programmi.


La famiglia "S." è composta dalla madre e da due fratelli adulti disabili mentali e il papà, anche lui malato mentale che vive presso le suore di madre Teresa. Già, in tempi normali, le piccole stradine di Midane sono brutte, e ora, a causa della guerra, sono terribili: piccole viuzze sporche, cavi elettrici che pendono dovunque e dagli immobili fatiscenti proviene un odore nauseabondo. Saliamo 5 piani per trovarci da questa famiglia. Un piccolo appartamento: una camera da letto per le tre persone e un soggiorno da 8 mq. La madre è anziana e deve fare tutto da sola, finanche portare le taniche d'acqua fino al quinto piano. Z., il figlio, è malato mentale e anche ipovedente. Ci ha parlato in "straniero", lingua composta da parole di sua invenzione. Suo fratello, disabile mentale come lui ma che si muove, non era a casa.

Poi siamo stati ad Achrafiyé, quartiere popolare dei poveri, bombardato dai ribelli-terroristi di Bani Zeid per 4 anni e considerato, prima della guerra, come il quartiere dei curdi. Una grande folla nelle strade, edifici per metà distrutti dalle bombe ma abitati. 

Facciamo visita ai "Sa." Il papà ha un problema di vista con un restringimento del campo visivo che permane nonostante le 2 operazioni chirurgiche che ha subito e non può lavorare, la mamma deve fare tutto e accudire 5 bambini di cui la maggiore ha 12 anni. Abitano in un appartamento infetto, piuttosto un tugurio, senza rubinetti né acqua. Per fortuna che la "Mezzaluna rossa" ha installato 2 grandi serbatoi alla rotonda. Devono fare la spola tutti i giorni per avere dell'acqua. Quando siamo arrivati, non c'erano in casa che i bambini, i genitori erano al funerale del cugino morto durante i combattimenti.
La nostra terza visita ci ha portato dal lato della rotonda Chihane dove vive la famiglia "H.R." una donna con i suoi 9 figli, l'ultimo di 16 mesi non ha conosciuto suo padre che li ha lasciati da più di un anno per andarsene da solo o con un'altra moglie in Turchia. Questa famiglia viveva prima della guerra a Boustan al Bacha. Nel luglio 2012, quando i ribelli hanno invaso Aleppo-Est, è scappata ed è venuta a stabilirsi in una delle scuole di Cheikh Maksoud dove l'abbiamo conosciuta.

Nel marzo 2013, i ribelli avevano invaso il quartiere, quindi se ne vanno una seconda volta per sistemarsi a "1070" un complesso immobiliare incompiuto (a causa della guerra) con delle carcasse di immobili senza pareti né sanitari. Questa famiglia ha quindi cercato di realizzare lì uno pseudo-appartamento. Nel frattempo, la mamma ha fatto sposare 2 delle sue ragazze piuttosto giovani, 15-16 anni. I ragazzi, tra cui quello di 12 anni , lavorano a rovistare nella spazzatura per raccogliere la plastica e il cartone per venderlo al riciclaggio e guadagnare un po' di lire per far vivere la famiglia. Il lavoro di Hammoudé, 10 anni, il nostro protetto, consisteva nel trasportare le taniche d'acqua dal serbatoio centrale del complesso "1070" a "casa" e veniva ogni giorno a casa nostra per prendere alcune porzioni del pasto caldo che serviamo ogni mezzogiorno a più di 800 persone. Che il tempo fosse bello o brutto, sotto il sole o con la pioggia, camminava per più di un'ora per venire da noi e altrettanti per tornare a casa con i secchi di cibo. È biondo con gli occhi azzurri ma spesso così sporco che stava diventando marrone. Allora, si faceva il bagno a casa nostra e i suoi colori naturali tornavano. Da un mese, il "1070" è stato invaso dai ribelli e per la terza volta, la famiglia H.R. l'ha lasciato per rifugiarsi a casa di una delle ragazze sposate. Poi hanno trovato un rifugio al quinto piano di un edificio per metà distrutto alla rotatoria Chihane. Quando siamo tornati alla loro "casa", siamo rimasti sorpresi nel vedere i pezzi mancanti delle pareti sostituiti con assi di legno non fissati; vale a dire, che possono essere spostati con un dito per poi trovarsi davanti il vuoto.

Ecco alcuni esempi della sofferenza e della miseria di qualche migliaio di famiglie che abbiamo in carico e aiutiamo a sopravvivere.
Al nostro ritorno, ci siamo scambiati le nostre impressioni, discusso su chi è veramente il nostro prossimo, di come trasformare una persona diversa da noi nel prossimo, senonché di avvicinarci noi stessi a lei per farne un prossimo a prescindere da una vicinanza familiare, di clan, religiosa o sociale.

Abbiamo parlato molto di dignità da ridare, di rapporto da pari a pari, di uno sguardo d'amore che non giudica ma trasforma il "diverso" nel prossimo. Tutti questi valori sono alla base del nostro lavoro di solidarietà.

Durante la nostra visita ad Achrafiyé, abbiamo incontrato molte famiglie di Halab al Jadida in fuga dal loro quartiere, recanti fagotti, vagando per le strade alla ricerca di un rifugio, di un appartamento in affitto. Achrafiyé è saturo, anche gli edifici distrutti, le cantine, le terrazze, le scale senza inferriate sono abitate. Questa sera, A-H. D. ha telefonato per chiedere aiuto perché hanno finalmente trovato un rifugio a 30.000 Lire Siriane mensili. Gli abbiamo detto di affittarlo e poi il tempo di arrivare a casa sua con la somma dell'affitto per 6 mesi. Un quarto d'ora più tardi, Leyla e i fratelli Giorgio erano sul posto ma l'appartamento era già stato affittato da altri.

Continuiamo a portare all'ospedale persone ferite da arma da fuoco e da colpi di mortaio lanciati sui quartieri civili di Aleppo ovest dai "gentili ribelli moderati". Oggi la famiglia Ghazal al completo: il papà morto sul colpo, le sue figlie con ferite gravi, la più giovane, 20 anni, muore dopo essere stata operata d'urgenza e la maggiore è ancora in terapia intensiva in condizioni critiche. Il fratello aveva trovato la morte già un mese fa, raggiunto da un cecchino.

  dal dottor Nabil Antaki, Aleppo
    (trad OpS)