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lunedì 30 maggio 2016

La UE conferma le sanzioni: una misura disumana.


Come prevedibile, il 27 maggio 2016, Il Consiglio dell’Unione Europea ha prorogato le sanzioni alla Siria. Sanzioni che, come ribadito nell’Appello  degli esponenti cattolici della comunità siriana,  
..hanno contribuito a distruggere la società siriana condannandola alla fame, alle epidemie, alla miseria, favorendo l’attivismo delle milizie combattenti integraliste e terroriste che oggi colpiscono anche in Europa” (...) “Non solo:  la retorica sui profughi che scappano dalla guerra siriana appare ipocrita se nello stesso tempo si continua ad affamare, impedire le cure, negare l’acqua potabile, il lavoro, la sicurezza, la dignità a chi rimane in Siria...”

A sostegno di questo Appello, lanciato il 15 maggio 2016, si è costituito un Comitato,  che ha trovato  l’adesione del Premio Nobel per la Pace Mairead Maguire, e che ha raccolto, oltre a migliaia di firme, mozioni di parlamentari italiani.
Un appello che non ha trovato eco sui grandi media italiani oltre ai siti cattolici, e che ha evidenziato il paradosso di un’Europa che obbliga con le sanzioni il popolo siriano ad abbandonare la propria terra salvo poi piangere lacrime di coccodrillo sulle centinaia di migliaia di profughi siriani che approdano sul nostro continente.

Resta il grande sconcerto per una misura disumana rinnovata in maniera automatica, senza una riflessione adeguata, senza un dubbio riguardo a un possibile attutimento "umanitario" delle restrizioni. Senza soprattutto un dibattito alto, come richiedeva una situazione tanto drammatica.
Una decisione oscura presa, tra l’altro, senza tenere nella minima considerazione il fatto che la crisi siriana, da quando le sanzioni sono state varate, ha conosciuto sviluppi, che pur nella precarietà e nelle tragiche ambiguità, hanno portato a una cessazione delle ostilità. 
E’ sconcertante che quanti spingono, a parole, per una soluzione negoziale del conflitto, non tengano in alcun conto le sofferenze del popolo siriano, come non fosse  questo il motivo fondante di tali sforzi diplomatici,
Date le sanzioni, i siriani, tra cui tanti bambini, continueranno a morire per mancanza di medicine, a subire le conseguenze della denutrizione e degli stenti, a non poter vedere alleviate le loro sofferenze dalle organizzazioni umanitarie e dai sostenitori delle realtà caritative attive In Siria. E ciò avviene proprio quando, per tragica ironia, a Istanbul si è tenuto un vertice umanitario per dare risposta alle sofferenze del mondo...
Noi continueremo a esserci e a sostenere tutte le iniziative volte a porre fine a questa guerra feroce che da cinque anni sta divorando la Siria.  E a tentare di dar voce a quanti questa voce non l’hanno.
Il loro grido disperato, che l’Occidente non vuole ascoltare, ci conforta nel fatto di essere dalla parte giusta della storia. Quella che prima o poi giudicherà quanti, in Occidente come altrove, stanno anteponendo i loro interessi geostrategici al diritto alla vita di un intero popolo.
Ora pro Siria



 L'Arcivescovo Marayati: soffrirà il popolo, non chi comanda. E c'è chi non vuole che la guerra finisca

Agenzia Fides 28/5/2016

"La proroga di un anno delle sanzioni contro la Siria di Assad, disposta ieri dal Consiglio dell'Unione Europea (UE), rappresenta l'ennesima espressione “di una politica incomprensibile, che ci sconcerta. Perchè le sanzioni fanno male al popolo, ai civili, alla povera gente. Non certo al governo e nemmeno ai gruppi armati, che come si vede sono ben riforniti di tutte le risorse, e usano armi sempre più sofisticate”. Così l'Arcivescovo Boutros Marayati, alla guida dell'arcieparchia armena cattolica di Aleppo, commenta la decisione presa ieri dall'Unione Europea di prorogare fino al primo giugno 2017 le sanzioni imposte a una nazione dilaniata da cinque anni di conflitto. 

Nelle scorse settimane, anche l'Arcivescovo Boutros aveva sottoscritto l'appello/petizione lanciato sulla piattaforma change.org con cui numerosi Vescovi, religiosi e consacrati cattolici, appartenenti a diverse Chiese sui iuris, chiedevano all'Unione Europea di porre fine alla “iniquità delle sanzioni alla Siria” (vedi Fides 17/5/2016). 
“Sappiamo bene che nessuno ci dà retta. Così la gente continua a soffrire. Anche ieri - racconta all'Agenzia Fides mons. Marayati - è stata bombardata la nostra casa di anziani armeni. E' morta una lavoratrice che si prendeva cura di loro, e abbiamo dovuto portar via 45 anziani, che adesso vivono in una sala sotterranea della parrocchia armena ortodossa. La situazione sta peggiorando. Dai quartieri in mano ai ribelli arrivano colpi d'artiglieria lanciati con armi più devastanti, che fanno più male dei colpi di mortaio di prima. Ad Aleppo la tregua non regge. Si moltiplicano gli attacchi da una parte e dall'altra. E noi siamo sotto il fuoco dei gruppi jihadisti”. 

Vista dalla frontiera di Aleppo, anche la decisione europea conferma le intuizioni da tempo avvertite da molti Vescovi e pastori della regione: “Se la guerra continua - ripete a Fides l'Arcivescovo Boutros Marayati - vuol dire che qualcuno non vuole che la guerra finisca. In Europa cresce l'ossessione per i profughi e si sperimentano nuove politiche di respingimento. Ma si dimentica che nessuno andrebbe via dalla Siria, se non ci fosse la guerra e anche le sanzioni che contribuiscono a affamare la gente. La Siria è sempre stata un Paese che i profughi li accoglieva. Se le armi tacessero, e se le sanzioni fossero tolte, nessuno di qui penserebbe a scappare per andare a vivere sotto la neve. Ma è evidente che qualcuno non vuole che questa guerra finisca. Chiediamo la preghiera di tutti, affinchè arrivi la pace, come una grazia del Signore”.