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venerdì 28 giugno 2013

Testimoniare l'amore di Cristo nella Siria martoriata da odio e guerra




Asianews - 20/06/2013 

di Simone Cantarini

  "In un piccolo villaggio a nord di Aleppo conquistato dai ribelli p. Hanna, sacerdote francescano, suona ogni giorno la campana della piccola chiesa locale. I rintocchi scandiscono le ore della giornata e sono un segno di speranza per tutta la popolazione, cristiana e musulmana, consapevole che nella piccola cappella c'è qualcuno pronto ad ascoltarli, ad alleviare le loro sofferenze, senza distinzione di fazione e credo religioso. A Damasco, Aleppo, Homs e altre città, le suore del Buon Pastore offrono continua assistenza agli sfollati, portando vestiti puliti, cibo e parole di conforto".
È quanto racconta ad AsiaNews mons. Mario Zenari, nunzio apostolico a Damasco, in questi giorni a Roma per l'86ma Assemblea della Roaco  (Riunione Opere Aiuto Chiese Orientali) sul tema "La situazione dei Cristiani e delle Chiese in Egitto, Iraq, Siria e in Terra Santa", che si conclude oggi con il discorso di papa Francesco.
"P. Hanna - racconta il vescovo - come altri sacerdoti sparsi per il Paese, è divenuto un punto di riferimento per la comunità. La gente lo stima e lo apprezza per la sua semplice presenza, perché lui ha deciso di restare, in un momento in cui tutti tentano di fuggire. In questi mesi, i ribelli islamisti hanno ordinato più volte la rimozione delle campane, perché non in linea con la sharia imposta con la forza. Con l'aiuto della popolazione, in maggioranza musulmana, il giovane francescano ha però resistito, non si è lasciato impaurire e continua a portare aiuti, cibo ai poveri, visita malati e anziani e guida i giovani nella ricerca di piccoli lavori, per sostentare le loro famiglie".

Per il prelato la Chiesa ha una grande responsabilità in questo Paese. La Siria è ormai utilizzata da nazioni straniere come un campo di battaglia in cui si affrontano ideologie contrapposte: islamismo wahabita contro islam sciita, democrazia contro totalitarismo, Paesi del blocco occidentale contro Russia. "I cristiani, ortodossi e cattolici, hanno ancora una fitta rete di contatti, formati da parrocchie, centri di assistenza, conventi, mense. Se confrontati con le spese di una normale ong i suoi costi sono minimi". "Noi - aggiunge - siamo qui per testimoniare il Vangelo. Il clero offre la propria vita per Cristo e in questo momento i tratti del suo volto sono quelli del popolo siriano che soffre. I laici che lavorano con noi sono in maggioranza volontari, che condividono la nostra missione".
La situazione descritta e vissuta da mons. Zenari è drammatica: "La guerra in Siria colpisce ormai tutta la popolazione, entro la fine dell'anno gli sfollati potrebbero raggiungere la cifra record di 10 milioni, quasi metà della popolazione. Anche a Damasco, la capitale, la gente non ha più nulla. Le case sono ormai vuote, per poter sopravvivere si vendono mobili, vestiti ancora buoni, chi ha qualche gioiello o oggetto prezioso lo vende al mercato nero, per acquistare carburante, olio, carne secca, latte in polvere per i bambini. Basterebbe un cessate il fuoco, anche di poche ore, per alleviare le sofferenze di queste famiglie, ma né il governo né i ribelli lo permettono".
Mons. Zenari invita tutti i cattolici, soprattutto occidentali, a conoscere la "vera situazione della Siria". Purtroppo essa non è solo quella che appare su quotidiani e televisioni. "Nessuno fa parlare i siriani - sottolinea il prelato - nessuno afferma che la popolazione è vittima anzitutto di ciò che passa sopra le loro teste: bombe, posti blocco, raid aerei, attacchi terroristi, brutali omicidi, che aumenteranno se si continua ad inviare armi ad esercito e ribelli".
 "La vera vittoria - conclude - non è vincere la guerra, ma la pace. Solo con la pace la Siria potrà ripartire".

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