Traduci

martedì 13 novembre 2012

"Nessun negoziato, vogliamo più armi!"

Con il Papa, speravamo che le parti in conflitto si impegnassero a "non risparmiare alcuno sforzo nella ricerca della pace e a perseguire, attraverso il dialogo, le strade che portano ad una giusta convivenza, in vista di un’adeguata soluzione politica del conflitto"...

 George Sabra, cristiano, nominato  nuovo presidente del Consiglio nazionale siriano e la nuova "Coalizione Nazionale delle Forze di Opposizione" rispondono: "nessun negoziato, vogliamo più armi!"





La riconosciuta Coalizione nazionale siriana: "non abbiamo bisogno solo di pane, ma di armi"

 AsiaNews - 13/11/2012
 La Lega Araba riconosce la Coalizione nazionale siriana di opposizione contro il regime di Bashar al- Assad. Essa sarà l'unica realtà a rappresentare la voce del popolo siriano. La nuova entità è stata creata ieri a Doha (Qatar) al termine di una lunga riunione delle varie componenti dell'opposizione siriana. A capo della Coalizione vi sarà Ahmad al-Khatib Moaz, musulmano sunnita e figlio dell'ex imam della grande moschea di Damasco. Insieme al cristiano George Sabra, nominato di recente leader del Consiglio nazionale siriano (Cns) principale partito di opposizione, Moaz guiderà i partiti e movimenti autori della rivolta contro Assad iniziata nel marzo 2011. I primi a riconoscere la nuova entità sono stati i Paesi del Golfo persico, seguiti dal resto degli Stati arabi. Nelle prossime ore anche i Paesi occidentali dovrebbero dare la propria adesione.
Nonostante gli sforzi politici per coalizzare il panorama dell'opposizione, nulla o poco è stato fatto per creare un'agenda politica in grado di fermare le violenze e imporre un cessate il fuoco. La temuta "discesa agli inferi" annunciata in giugno da mons. Mario Zenari, nunzio a Damasco, in un'intervista ad AsiaNews, è un dato di fatto aggravato dall'abbandono della strada diplomatica a favore delle armi.
Entrambi i nuovi leader dell'opposizione siriana hanno sottolineato che l'unica via per sconfiggere Assad e aiutare il popolo siriano è la lotta armata. Secondo Moaz, deve essere la comunità internazionale ad intervenire, come accaduto per la Libia di Gheddafi e l'Iraq di Saddam Hussein. Sabra preme invece per finanziare con armi e denaro i ribelli: "non abbiamo bisogno di solo pane - ha affermato - ma di armi".
http://www.asianews.it/notizie-it/La-riconosciuta-Coalizione-nazionale-siriana:-non-abbiamo-bisogno-solo-si-pane,-ma-di-armi-26345.html


 Dal racconto dell'inviato in Libano cardinale Sarah:

2012-11-13 Radio Vaticana
D. - Eminenza, lei ha quindi incontrato questi profughi siriani: temono una deriva integralista islamica nel loro Paese?
R. - I cristiani temono molto questa possibilità e proprio per questo preferiscono non registrarsi nei campi: preferiscono andare nelle famiglie o nella parrocchia. Alcuni mi hanno anche raccontato di essere stati maltrattati. Non sono soltanto i rifugiati ad avere paura: anche la Chiesa teme che fra poco non ci sarà più un cristiano nella regione.
D. – Anche perché il conflitto non sembra risolversi in tempi brevi?
R. – Non sembra, non sembra, perché sia il governo che i ribelli sono determinati a vincere; ciascuno vuole vincere e, così, non si ferma la guerra. Speriamo che la comunità internazionale possa intervenire per discutere e portare la pace in questo Paese.
D. – Lei crede che questa unificazione dell’opposizione possa aiutare a trovare una risoluzione al conflitto?
R. – Ciò che posso dire è che, almeno, abbiamo una struttura con cui discutere, perché prima non si sapeva con chi sedersi e parlare. Però io non so rispondere se questa struttura sarà un evento positivo per portare la pace. Speriamo. Preghiano che il Signore dia più saggezza a queste persone che credono nella soluzione della guerra. Che il Signore possa far capire che solo nel dialogo e nella riconciliazione si può trovare più tranquillità, più pace, e soprattutto sollevare dalla sofferenza il popolo siriano.
D. – Annunciando la sua missione in Libano, il Papa ha rivolto un appello alla comunità internazionale affinché faccia tutto il possibile per la Siria perché un giorno, ha detto, “potrebbe essere troppo tardi”. Crede che siamo ancora in tempo per mettere fine a questo sanguinoso conflitto?
R. – Io penso che se la Comunità internazionale ascolta la voce del Santo Padre e decide di sedersi per discutere, possiamo trovare una soluzione, però bisogna ascoltare la voce del Santo Padre, che cerca veramente di fermare le violenze e portare la pace in Siria. Questo vuol dire che non soltanto i siriani, ma la comunità internazionale è decisa ad aiutare questo popolo a trovare la pace nell’incontro, nella discussione, nel dialogo. Noi cristiani dobbiamo pregare, perché il Signore ha detto: senza di me non potrete fare niente. Non dobbiamo escludere Dio nella negoziazione e per questo la voce del Santo Padre, il richiamo quotidiano a pregare per la Siria, mi sembra una voce importante, non soltanto per questa situazione in Siria. Sappiamo che tanti conflitti nel mondo stanno portando sofferenza e morte a tante popolazioni. Io credo che la voce del Santo Padre sia ascoltata e, così, questa nuova struttura dell’opposizione potrà essere un momento di dialogo, con l’aiuto della comunità internazionale.

Lega Araba e Ue riconoscono la nuova opposizione unificata. Si aggrava l’emergenza umanitaria

Radio Vaticana 13/11/2012
Sulle possibili vie di pacificazione in Siria, Giancarlo La Vella ha intervistato don Renato Sacco, di Pax Christi
R. - Se vogliamo evitare il peggio, se davvero la guerra è una avventura senza ritorno, bisogna mettere in campo tutto quello che può favorire un’uscita dal conflitto e non un acuirsi dello scontro, cercando di essere dalla parte delle vittime, cercando di dialogare con tutte le parti in conflitto. Credo che anche la Siria, nella attuale confusione, non debba essere letta soltanto in chiave bellica, nel senso di dire unicamente “appoggiamo gli insorti o appoggiamo il regime, armiamo l’uno o armiamo l’altro”; dobbiamo, invece, cercare strade diverse, che non parlino solo di armi.
D. - Secondo lei, servirebbe a qualcosa se il presidente Assad facesse un passo indietro, ovvero accettasse un’uscita incruenta dallo scenario politico siriano?
R. - Senza dubbio servirebbe, ma forse dovremmo metterlo nelle condizioni di operare una scelta del genere, facendo tutti un passo indietro dalla logica di guerra e indicando anche altri percorsi e altre strade.
D. - Purtroppo sembra rimanere in secondo piano, nel dibattito internazionale, quello che è il crescente dramma umanitario…
R. - Sì. Credo che, come credente, sia doveroso dire: “Mettiamo in evidenza il dramma delle vittime, dei profughi” e da lì leggiamo la situazione. Proprio da lì la dobbiamo partire, non dalle stanze dei potenti.

NOME NUOVO PER “VECCHIA OPPOSIZIONE”, UNA VOCE FUORI DAL CORO

MISNA, 13/11/2012
Un “maquillage”, un nome nuovo “perché con il vecchio non era più possibile andare avanti”, un “teatrino promozionale allestito in Qatar” ma restano la stessa struttura di comando e le stesse parole d’ordine “prive di reale senso politico” ovvero “no al negoziato, sì all’intervento armato”: Haitham Manna, voce storica dell’opposizione siriana e dirigente del Comitato nazionale di coordinamento per il cambiamento democratico della Siria, non ha parole tenere per la neonata Coalizione nazionale siriana (Cns, ma per esteso il suo nome è Coalizione nazionale dei poteri siriani della rivoluzione e dell’opposizione). Formata nel fine settimana in Qatar, la Coalizione si propone come legittimo rappresentante della Siria delle opposizioni, e ieri ha anche ottenuto primi riconoscimenti da Consiglio di cooperazione del Golfo e Lega Araba. Alla MISNA, che lo raggiunge telefonicamente, Manna dice però che la Coalizione “altro non è che una riedizione del vecchio Consiglio nazionale siriano, con gli stessi uomini in plancia di comando, le stesse idee, e gli stessi sostenitori”.
Per il dirigente dell’opposizione sentito dalla MISNA, nulla è cambiato negli equilibri interni alle opposizioni, “e la strada indicata dalla Coalizione non è quella che può portare a una soluzione politica del conflitto” né prepara a quella “necessaria pianificazione politica” se veramente si volesse ricorrere a un intervento armato che “porterebbe il paese alla completa rovina”.
Manna è per i negoziati, per coinvolgere l’intera comunità internazionale e andare oltre gli Stati e gli interessi di parte: “Con la Russia – aggiunge – si deve arrivare a un compromesso
storico che possa aprire la strada della pace. Se la comunità internazionale dovesse veramente sostenere la Coalizione, andrebbe in chiara contraddizione con l’operato dell’inviato in Siria di Onu e Lega Araba, Lakhdar Brahimi, che sta invece cercando soluzioni praticabili sul piano politico”.
Eppure ieri, proprio i ministri degli Esteri della Lega Araba riuniti al Cairo hanno dato il benvenuto alla nuova formazione e “invitato gli altri gruppi dell’opposizione a farvi parte”. Più deciso e scontato il sostegno del Consiglio di cooperazione del Golfo che ha invece legittimato il gruppo come rappresentante del popolo siriano.
“Non vedo soluzioni seguendo la strada indicata dalla Coalizione” conclude Manna. “I soldi del Qatar non bastano, senza il coinvolgimento della comunità internazionale nel suo insieme e senza negoziati non si arriverà ad alcun risultato”.